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I Nuraghi in Sardegna

La Sardegna
Il Nuraghe Santa Barbara a Macomer
Il Nuraghe Miuddu a  Birori (Nuoro)
IL Nuraghe Orolo Bortigali (Nuoro)
Il Nuraghe Succoronis a Macomer
I nuraghi, simbolo della Sardegna di ieri e di oggi, sono la massima espressione architettonica dell’antica civiltà isolana. L’interesse degli archeologi per queste costruzioni risale al Cinquecento, ma solo nell’Ottocento cominciarono le ricerche scientifiche. Una delle scoperte più clamorose fu quella di Barumini, dovuta alla campagna di scavi condotta dall’archeologo Giovanni Lilliu tra il 1951 e il 1956. Su Nuraxi di Barumini è l’esempio più completo e meglio conservato di nuraghe, mentre il complesso di questi monumenti, sparsi su tutto il territorio della Sardegna ed esclusivi dell’isola, costituisce una delle testimonianze più significative della cultura preistorica del bacino del Mediterraneo.
I nuraghi nell'età del bronzo
I nuraghi erano torri difensive a forma di tronco di cono realizzate con grossi macigni a secco, dotate di sale interne e coperte da tetti a volta a pseudocupola. Alcuni nuraghi, come nel caso del villaggio di Barumini, sono posti all’interno di recinti costituiti da torri più piccole, collegate da muri massicci. Le prime strutture difensive centrali, databili tra il 1500 e l'800 a. C., sembra fossero state costruite da famiglie o da clan che vivevano isolati.Intorno alla fine dell’Età del Bronzo la società nuragica cominciò a evolversi in modo sempre più complesso, con una chiara tendenza verso la gerarchizzazione: alle torri isolate vennero incorporate altre strutture architettoniche che svolgevano funzioni sociali e difensive.
L'età del ferro: apogeo e decadenza
I più importanti interventi di sviluppo ed espansione dei dispositivi difensivi di Barumini risalgono all’inizio dell’Età del Ferro, tra il X e l’VIII secolo a.C., epoca che coincide con le invasioni cartaginesi dell’isola. In questo periodo furono rinforzati i sistemi difensivi di Barumini e le popolazioni cercarono protezione raggruppandosi attorno a queste massicce fortezze di pietra. Nella fase più evoluta il nuraghe si trasforma così in un villaggio fortificato, al cui interno vive il capotribù o principe che offre protezione al borgo limitrofo e, come nei castelli medievali, ne ospita gli abitanti e gli animali nei momenti di pericolo. Questi villaggi erano in realtà dei piccoli insediamenti urbani, abitati dalle famiglie dei soldati e da artigiani. Nel corso del VII secolo a.C. Su Nuraxi fu devastato dai Cartaginesi e il suo sistema difensivo praticamente distrutto. Nonostante ciò, l’insediamento fu conservato e le abitazioni ricostruite, sebbene con uno stile diverso.Nel III secolo a.C. con la conquista della Sardegna da parte dei Romani, la maggior parte dei nuraghi venne abbandonata. Ma non fu il caso di Su Nuraxi: gli scavi archeologici hanno dimostrato infatti che il sito rimase abitato fino al III secolo d.C.
I problemi di datazione
Il periodo preciso della costruzione dei nuraghi è sempre stato tema di ampio dibattito tra gli archeologi, anche perché i dati ottenuti con la datazione al carbonio 14 e con il metodo della stratigrafia non coincidono.La principale caratteristica del complesso di Su Nuraxi è la sua massiccia torre centrale, costruita con grandi pietre a secco, cioè senza l’utilizzo di una malta legante che sembra risalire al secondo millennio prima di Cristo. All’interno si aprono tre sale, posta ognuna a un livello differente e unite da una scala a spirale. In origine la torre si elevava per più di 18 metri di altezza. Le quattro torri laterali, aggiunte successivamente, sono collegate da un massiccio muro di pietra. Sulla facciata sud/est una stretta apertura a livello del suolo permetteva l’accesso al cortile delimitato dalle torri. In seguito la porta fu chiusa definitivamente e per entrare nella cittadella occorreva fare uso di una scala o di qualche altro dispositivo controllabile dall’interno.Successivamente le grosse mura subirono degli interventi di rinforzo e nello stesso periodo fu costruito un secondo recinto che circondava le case, semplici strutture in pietra, la maggior parte delle quali di dimensioni modeste e formate da un’unica stanza. Solo una costituisce un’eccezione: si tratta di una casa con una camera più grande delle altre, ritenuta dagli archeologi una sala del consiglio, probabilmente associata a qualche forma di gestione comunitaria del villaggio.
Tratto dal Volume "Il patrimonio dell’Umanità"


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